Apprendimento della PA: come imparare ad imparare

Apprendimento della PA: come imparare ad imparare

di Luca Meldolesi

Come produrre una rivoluzione copernicana nell’apprendimento della PA? Non può avvenire once and for all, ma per balzi successivi – ciascuno dei quali può prender forza dai risultati raggiunti da quello che lo precede. Il primo compito è rendersi conto del punto di partenza e del processo di trasformazione a tappe forzate che ci attende.
La tendenza all’assistenzialismo e all’analfabetismo di ritorno era evidente nella riunione dei dirigenti (25 marzo 14) – dalle loro esternazioni, emozioni (e strafalcioni d’inglese). Chi ha lavorato nella macchina la conosce bene: la logica prevalente è quella di farsi assumere (possibilmente per la vita – ogni altra soluzione viene bollata di precarizzazione), di godersi la rendita, di limitarsi all’aggiornamento giuridico del proprio settore, di anteporre i propri interessi privati a quelli pubblici, ecc. ecc.
Come invertire questo stato di cose?
–  Abolendo i centri del suo potere
–  Creando gruppi di docenti in pensione a titolo gratuito (corroborati, magari, da apprendimento online, che insegnino “trespassing” tra elementi base di discipline utili al lavoro pubblico – come diritto, economia, statistica, sociologia, psicologia, storia, geografia umana, lingue – e verifichino i progressi ottenuti da ciascuno in una logica di “long-life learning”)
–  Legando l’apprendimento al risultato
–  Risvegliando il merito e la responsabilità (e con essi l’orgoglio della funzione pubblica)
–  Affermando l’assoluta trasparenza (valoriale, contabile, operativa) di ogni attività
–  Dando alla gestione amministrativa uno stile e una funzione di tipo manageriale basate su forme semplici e chiare di efficacia/efficienza dell’ufficio e della istituzione (accanto a quelle di legittimità)
–  Offrendo ai dipendenti, soprattutto giovani e ben intenzionati, l’opportunità di affermarsi all’interno dell’ufficio
–  Creando esempi parlanti di “redressement” e di buon funzionamento
–  Studiando forme cooperativo-emulative del lavoro d’ufficio (e tra i diversi uffici) che sopperiscano agli aspetti negativi della tradizionale divisione del lavoro
–  Valutando il lavoro svolto ad intervalli regolari
–  Premiando moralmente chi impara (e sanzionando, invece, chi non collabora)
–  Spingendo i dirigenti a frequenti missioni sul campo (senza corrispettivo materiale) per mettersi al servizio del territorio
– Creando uno stile di lavoro autorevole, ma rispettoso del cittadino
E compagnia cantando….