Venti del Sud n. 4 – Febbraio 2021

Venti del Sud n. 4 – Febbraio 2021

Pecore Attive: una vita nuova per gli scarti della lana

Come implementare un percorso virtuoso da spin-off di ricerca a impresa del lusso

Intervista di Daniele Morciano* a Filippo Clemente, fondatore di “Pecore Attive”

Pecore Attive: da spin-off di ricerca a impresa del lusso

Pecore Attive nasce nel 2010 come progetto finanziato da Principi Attivi, misura di incentivo a imprese giovanili facente parte del programma di politica giovanile Bollenti Spiriti della Regione Puglia. Oggi Pecore Attive è un laboratorio artigianale basato sul recupero della lana proveniente da pecore autoctone pugliesi e sulla produzione di filati e prodotti di nicchia rivolti soprattutto al mercato del lusso. A partire da una stretta collaborazione con gli allevatori locali, il laboratorio realizza tessuti e creazioni innovative adottando tecniche di lavorazione manuale recuperate in parte dalla tradizione e integrate con moderne competenze nel campo del design e della produzione ecosostenibile.

Idee chiave

  • Alcuni ingredienti per un’esperienza di successo: amicizia tra i soci, esperienza di ricerca, attitudine imprenditoriale, curiosità di “provarci”, l’occasione del bando giusto.
  • È possibile trasformare un costo in un’opportunità di innovazione e di sviluppo economico.
  • Per coinvolgere tutti gli attori di una filiera è fondamentale valorizzare il contributo di ognuno, sia economicamente sia garantendo ad ogni soggetto la giusta visibilità.
  • Costi apparenti possono rivelarsi vantaggi competitivi. Nel caso in esame, razze ovine di scarsa resa garantiscono una forte specificità e secolare adattamento al territorio.

 

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Filippo Clemente è socio fondatore e titolare di Pecore Attive, impresa nata nell’ambito di un progetto di ricerca sul programma Principi Attivi della Regione Puglia (ricerca coordinata da Giuseppe Moro e Fausta Scardigno, docenti dell’Università di Bari). Filippo Clemente, il suo principale socio, continua a portare avanti l’idea e il progetto d’impresa iniziale, mosso dallo stesso spirito di recupero, trasformazione e innovazione di un tessuto fortemente radicato nella storia locale, a partire dalle tecniche tradizionali di lavorazione. Come si legge nella presentazione della sua pagina Facebook, costantemente aggiornata con le nuove creazioni forgiate dal laboratorio, “Pecore Attive, attraverso una attenta ricerca sui processi di valorizzazione della lana ovina nell’areale dell’Alta Murgia barese, oggi è diventato uno dei punti di riferimento del settore tessile laniero pugliese (filati, feltro e accessori in lana)” (https://www.facebook.com/pecore.attive). Le produzioni di Pecore Attive sono il risultato di un processo creativo in cui la lana si combina con altri materiali, sperimentando innovative contaminazioni tra diversi saperi artigiani. Ad esempio, Pecore Attive è stata premiata per aver creato un prototipo di occhiali tattili in lana di pecora in occasione dell’edizione 2017 di Oscar Green di Coldiretti, durante il Salone della creatività Made in Italy a Roma.
È la passione per il mondo sartoriale che ha spinto Filippo a creare Pecore Attive, ereditandola dalla sartoria artigianale di famiglia dove fin da piccolo ha vissuto “con i profumi delle lane, dei filati e della gente che ci lavorava, la maggior parte donne, che si occupavano chi del ricamo, chi dell’occhiello, chi dell’imbastitura”. Una sartoria che i suoi genitori creano essenzialmente sulla base dell’esperienza, entrambi con la sola licenza media e senza alcuna formazione specialistica nel settore se non quella derivante dall’apprendimento sul campo.
Il contributo finanziario di Principi Attivi ha permesso a Filippo e ai suoi soci di avviare il progetto attraverso la formazione sui materiali e sulle tecniche di lavorazione, l’allestimento del laboratorio di produzione ad Altamura, l’ideazione e prototipazione di nuovi prodotti artigianali realizzati con lane da allevamenti locali.
Pecore Attive nasce come associazione senza fini di lucro, orientata a fungere da incubatore di un’impresa di nicchia. La visione di lungo termine che anima il progetto fin dall’inizio è continuare a perseguire una finalità sociale attraverso l’associazione – ovvero tutelare le razze ovine locali e i metodi tradizionali di lavorazione della lana come patrimonio culturale da salvaguardare – ma riuscire anche a costruire un modello di business su cui basare un’impresa orientata verso il mercato.
Il progetto nasce inizialmente dalla collaborazione di Filippo con due biologhe ricercatrici dell’Università di Bari (Facoltà di Biologia) e un infermiere impegnato come operatore sociale nel campo del volontariato socio-assistenziale, tutti accomunati da un legame di amicizia. Filippo, comunque, decide di partecipare al progetto solo a patto di considerarlo un serio tentativo di sviluppare e mettere alla prova un’idea d’impresa: “ho accettato di partecipare ma dovevamo prenderlo seriamente, in maniera professionale, perché poi non avrei voluto che a distanza di un anno chiudessimo tutto”.
Il legame di amicizia, un’esperienza di ricerca, l’attitudine imprenditoriale e la curiosità di “provarci” sono stati gli ingredienti che hanno spinto il gruppo a cogliere un’opportunità di finanziamento che sembrava proporsi casualmente in un momento propizio: “e così, un po’ per gioco, un po’ per caso perché c’era il bando di Principi Attivi, abbiamo messo in piedi questo progetto”.

Come affermato da Filippo, Pecore Attive porta avanti un progetto imprenditoriale unico in Puglia, attivato grazie ad una formazione acquisita da esperti provenienti da fuori regione: “siamo gli unici in Puglia. Chi ci ha fatto formazione è una signora che ha acquisito le tecniche di feltratura fuori regione”. Il lavoro di conoscenza delle razze autoctone e di selezione delle lane, invece, è il risultato di un know how già maturato dal gruppo di soci.
Lo stimolo iniziale del progetto è partito da due ricercatrici dell’Università di Foggia in cerca di collaboratori interessati a tradurre sul piano imprenditoriale i risultati delle loro ricerche sulle razze ovine pugliesi e sulle potenzialità commerciali delle lane autoctone non più utilizzate dalla grande industria. In particolare, Pecore Attive recupera la lana provenienti da tre razze pugliesi: la pecora Altamurana, la Gentile di Puglia e la Leccese. In particolare, la Gentile di Puglia è “la razza per eccellenza dedita alla valorizzazione tessile” in quanto più delle altre permette di ricavare un filo adatto per l’abbigliamento.
Pecore Attive, quindi, nasce come spin off di ricerca, almeno in fase di start-up, essendo stata l’associazione inizialmente gestita prevalentemente da giovani studenti e volontari residenti in loco.

Perché recuperare una lana autoctona?
Incentivare la produzione e l’uso della lana proveniente da razze ovine pugliesi significava anche offrire una soluzione potenzialmente redditizia per evitare lo smaltimento della lana da tosa. Come precisa Filippo, “l’allevatore, oltre a supportare il costo di tosa che è un costo fisso, deve poi sostenere anche il costo di smaltimento”. Il progetto, quindi, offre la possibilità agli allevatori non solo di risparmiare i costi di smaltimento, ma addirittura di ottenere un reddito dal conferimento della lana da tosa.

Sebbene all’inizio del progetto la consistenza numerica dei capi ovini fosse troppo bassa per avviare un’attività di produzione tessile redditizia, il progetto ha previsto che l’incentivo economico offerto agli allevatori avrebbe stimolato anche l’incremento dei capi allevati.
Come spiega Filippo, la lana ovina ha avuto un suo mercato fino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Sia per gli alti costi di lavorazione, sia per i problemi di allergia agli acari (di cui la lana ovina è maggiormente ricettacolo), questo tipo di lana è stato gradualmente sostituito dalle lane industriali. In particolare, dalla razza Altamurana e da quella Leccese si ricavavano lane poco adatte all’abbigliamento perché “grossolane, ispide”, al massimo usate per la produzione di materassi, cuscini o imbottiture.
Gli allevatori locali, quindi, hanno nel tempo abbandonato queste varietà autoctone di pecore a favore di altre più adatte alla produzione di latte e di carne. Quale convenienza, allora, aveva riprendere l’allevamento di pecore per produrre lane non più redditizie e, soprattutto per la razza Altamurana, poco adatte alla realizzazione di prodotti di abbigliamento? Per Filippo, la ragione principale è lo stretto legame tra queste razze e il territorio. La pecora Altamurana è il risultato di un processo di adattamento di lungo periodo alla specificità dell’ambiente murgiano. Come racconta Filippo, “questa pecora si adatta molto bene al territorio roccioso, carsico dell’Alta Murgia, ai pascoli brulli, non vegetativi; in più e meno soggetta a parassiti”.
Recuperare e preservare questa razza autoctona, quindi, significa salvaguardare un patrimonio genetico che permette una equilibrata coesistenza tra i pascoli e le caratteristiche ambientali del territorio murgiano. Inoltre, a differenza di altre razze locali pugliesi come quella Leccese, l’Altamurana si caratterizza per il colore bianco del suo vello.

Un progetto di innovazione
Pecore Attive è stata anche un’occasione per muovere i primi passi di un’impresa rivolta a un mercato di nicchia. In particolare, gli sforzi di Pecore Attive come progetto d’impresa si concentrano soprattutto sulla realizzazione artigianale di manufatti dal design unico, anche basati sull’integrazione creativa tra il tessuto ricavato dalla lana tradizionale e altri materiali (es., legno, ceramica ecc.). Filippo è consapevole che un prodotto così innovativo richiede un processo di lavorazione e un modello di business specifico, che altri tentativi simili avviati nel territorio non sono riusciti a sviluppare. Gli elementi chiave del modello che Pecore Attive cerca di sviluppare sono nello specifico:

  • selezionare lane di qualità e tracciarle nella fase di lavaggio
  • recuperare una tecnica di lavorazione tradizionale
  • creare una filiera corta locale
  • usare il filato per realizzare prodotti di nicchia nel settore del lusso
  • promuovere una filiera locale tra allevatori, artigiani e designer
  • mettere in campo strategie di marketing basate sulla narrazione

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Lane di qualità e tracciatura
Oltre a selezionare lane di qualità provenienti da razze ovine autoctone, è necessario garantirne la tracciabilità dopo il suo lavaggio. La lana prodotta dalle pecore, infatti, richiede specifiche procedure di lavaggio in appositi impianti in grado di depurarla da terriccio e vegetali al fine di poter essere immessa nel processo di filatura. Effettuare il lavaggio in impianti industriali presenti fuori Regione, tuttavia, non garantisce la completa tracciabilità della lana locale, trattandosi di impianti che lavano grossi quantitativi di lana per volta, dove si inseriscono lane simili e non si garantisce una completa tracciabilità della lana originaria conferita.
Pecore Attive, invece, si rivolge a impianti di lavaggio manuale della lana che utilizzano sistemi idraulici tradizionali. Questi impianti sembrano essere gli unici a poter garantire la tracciabilità della lana.
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Costruire una filiera corta
In Pecore Attive la lana grezza delle pecore Murgiane continua ad essere lavorata nel territorio. L’impresa, quindi, mira a creare una filiera corta a livello territoriale dove il miglioramento continuo della qualità e l’innovazione sono processi che coinvolgono il territorio, dall’allevamento delle pecore fino alla promozione di un prodotto finito. Come illustrato da Filippo, questa idea di filiera prevede:

  • assistenza agli allevatori nel miglioramento continuo del processo di allevamento e tosatura secondo standard che garantiscono la produzione di lana di alta qualità
  • possibilità di vendere la lana a Pecore Attive
  • utilizzo di procedimenti manuali, tecniche e attrezzi tradizionali
  • collaborazione con designer artigiani del territorio (ad es., nel settore del legno, la pietra, la ceramica, la sartoria ecc.) per realizzare prodotti innovativi rivolti al mercato del lusso

Filippo ritiene indispensabile il coinvolgimento degli allevatori per garantire la qualità e la tracciabilità di tutto il processo, soprattutto rispetto al procedimento di tosatura. Ancora prima della tosatura, inoltre, la produzione di una lana di qualità inizia dal metodo di allevamento. Non mancano, tuttavia, allevatori che si mostrano insofferenti verso questo tipo di richieste, vedendoli come un’eccessiva invadenza nel loro lavoro. L’incentivo proposto da Pecore Attive per superare queste difficoltà consiste sia nell’acquisto diretto della lana (incluso l’azzeramento dei costi di trasporto a loro carico), sia nella promozione delle aziende zootecniche attraverso la tracciatura della lana proveniente da ciascuna di esse. Come racconta Filippo, “non voglio mettere da parte l’allevatore, voglio dare il merito alla lana tosata un certo giorno in una certa azienda. Quindi voglio dare molta visibilità all’allevatore”.
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Design originale e narrazione del territorio
L’orientamento di Pecore Attive a sviluppare un’impresa rivolta al mercato di lusso deriva dagli alti costi di lavorazione di questo tipo di lana. Solo con un ampio margine di valore aggiunto, infatti, è possibile rientrare nei costi di produzione e ottenere un guadagno soddisfacente. La commercializzazione del solo filato non è economicamente sostenibile, essendoci altri tipi di lana di qualità (es. merinos) con costi di molto inferiori e maggiormente richiesti nel settore perché di più largo utilizzo.
Nella strategia di Pecore Attive, il valore di mercato di questi prodotti e la loro collocazione nel settore del lusso poggiano essenzialmente sull’assenza di prodotti chimici, sull’originalità del design e sulla loro capacità di narrare la storia e la cultura di un territorio. L’assenza di prodotti chimici deriva dal recupero di tinture naturali, ovvero ricavate da piante tintoree presenti anche nel territorio pugliese: “abbiamo fatto delle sperimentazioni su pigmenti naturali di piante che tra l’altro sono infestanti, come il Guado o la radice della Robbia”.
Ogni creazione di Pecore Attive, inoltre, è un prodotto con un storia in grado di emozionare il cliente. Ogni prodotto, infatti, racconta la storia e la cultura di un territorio, fino a poter ordinare un prodotto realizzato con la lana di una specifica pecora scelta presso una specifica azienda zootecnica. L’idea di Filippo, infatti, è sviluppare un’impresa che lavori esclusivamente su commessa individuale (“solo one to one”). A questo proposito, racconta di come abbia realizzato tappeti per clienti della Georgia, attraverso la mediazione dell’ambasciatrice italiana che ha avuto l’occasione di incontrare ad Altamura.

Un processo creativo basato sul “fare rete”
Fare rete significa per Pecore Attive collaborare con artigiani che lavorano materiali diversi e combinarli con applicazioni in lana di qualità locale ( “Il design oggi lavora anche sulla contaminazione di materiali”). Un esempio è l’elemento di “calore” che il tessuto in lana può apportare alla “freddezza tattile” di un vaso di ceramica. Lo stesso principio ha ispirato la combinazione del tessuto in lana in una lampada in legno realizzata da un designer. Anche la realizzazione di pantofole in lana sono un esempio di collaborazione virtuosa con un’azienda artigiana scelta in quanto condivide gli stessi principi di attenzione alla qualità, al design e alla tracciabilità dei materiali.
Particolarmente importante per Pecore Attive è la collaborazione con i designer. Ad esempio Filippo racconta della collaborazione con un sarto pugliese che realizza camice nel mercato del lusso. In occasione di un’edizione di Pitti Autunno-Inverno, questo sarto ha abbinato alle sue camice alcuni accessori realizzati con la lana di Pecore Attive, come pochette e cravatte. Nell’esperienza imprenditoriale di Pecore Attive, quindi, assume un ruolo cruciale coltivare una rete di relazioni, scambio e dialogo, un humus importante per generare anche “per caso” occasioni in cui stringere alleanze e collaborazioni.
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Idee da ricordare

Il legame di amicizia, un’esperienza di ricerca, l’attitudine imprenditoriale e la curiosità di “provarci” sono stati gli ingredienti che hanno spinto il gruppo a cogliere un’opportunità di finanziamento.
Integrare conoscenze ed esperienze interne al team con contributi esterni al perimetro dell’organizzazione è stato fondamentale per il successo dell’iniziativa. Il lavoro di conoscenza delle razze autoctone e di selezione delle lane, frutto del know how dei soci, è stato ad esempio arricchito da un percorso di formazione curato da un soggetto terzo che ha acquisito tecniche di lavorazione fuori regione.
Recuperare la lana autoctona ha offerto un duplice vantaggio agli allevatori, offrendo una soluzione redditizia per evitare lo smaltimento della lana da tosa. L’allevatore, oltre a supportare il costo di tosa che è un costo fisso, doveva sostenere anche il costo di smaltimento. Il progetto offre la possibilità agli allevatori non solo di risparmiare i costi di smaltimento, ma addirittura di ottenere un reddito dal conferimento della lana da tosa.
Economia e ambiente possono coesistere in maniera sostenibile e creare reciproci vantaggi. Recuperare e preservare la razza autoctona crea una nicchia economica importante e riconoscibile e nuove opportunità di mercato; allo stesso tempo consente di salvaguardare un patrimonio genetico che permette una equilibrata coesistenza tra i pascoli e le caratteristiche ambientali del territorio.
Per proporre un prodotto innovativo è necessario impegnarsi a sviluppare anche un nuovo modello di business che, nel caso di Pecore Attive, ha unito punti apparentemente lontani: difesa del territorio e settore del lusso; allevatori, artigiani e designer; tecniche tradizionali e lavorazioni innovative. Mondi distanti e asimmetrici, valorizzati anche da strategie di marketing centrate sulla narrazione.
Puntare sul protagonismo delle persone e sulla valorizzazione delle identità: per motivare gli allevatori a partecipare, non solo si è proceduti a semplificare il conferimento della lana, ma si è messa in opera un’azione di promozione che valorizzasse le singole aziende zootecniche. La tracciatura della filiera consente di certificare la provenienza della lana e di indicare l’esatta provenienza, conferendo grande visibilità all’allevatore. Ogni prodotto racconta la storia e la cultura di un territorio, fino a poter ordinare un prodotto realizzato con la lana di una specifica pecora scelta presso una specifica azienda zootecnica.

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* Daniele Morciano è un sociologo impegnato come ricercatore, progettista e valutatore nel campo dello sviluppo locale e delle politiche giovanili.