Una lettera da Roma

Cari amici,
dopo Milano (Expo) e Venezia (Mose), ora Roma (mafia capitale).
Non è tutto così – d’accordo. Ma non possiamo certo sostenere che siamo “messi bene”.
E dunque: sconcerto? Demoralizzazione?
La mia reazione di sempre è che non possiamo permetterceli.
Dobbiamo essere realisti, anche di fronte allo scandalo romano che usando in modo criminale le emergenze dei poveri cristi mostra (purtroppo) un grado d’invadenza delittuosa straordinariamente elevato.
Dobbiamo schierarci dalla parte di quelle autorità (magistratura, forze dell’ordine, amministratori, politici) che fanno scoppiare gli scandali, invece di soffocarli – come per tanto tempo era accaduto in passato.
Ma a patto di essere seri e riconoscere che, nell’interesse del Paese, si tratta d’un primo passo soltanto, a cui molti altri debbono seguire.
Per ricordarcelo, segue una lista, certamente insufficiente per difetto:
– Bisogna stringersi intorno alle persone, come il Sindaco Marino (un marziano a Roma, è stato definito), refrattarie per costituzione all’andazzo criminoso, evitando così che lo scandalo travolga il buono insieme al cattivo.
– Bisogna capire che l’ideologia buonista, anche quella di matrice cattolica, ad esempio nei confronti degli ex-carcerati, per venir messa in pratica ha bisogno di un altissimo livello di responsabilità pubblica, di cui oggi non esiste purtroppo nemmeno l’ombra.
– Bisogna aver la forza di fare pulizie pasquali (anche se siamo a Natale) e di mettere in campo potenti anticorpi di controllo comunale che impediscano la reiterazione dei reati.
– Bisogna riconoscere, a tal fine, che una politica “svolazzante” che cerca magari la parola giusta spot, ma poi si volge ad altro, non aiuta: è necessaria una costanza ed una determinazione straordinarie rispetto all’obiettivo.
– E’ indispensabile usare bene gli strumenti di contabilità on line esistenti: estendendoli a tutte le partecipate ed addestrando al controllo disaggregato dei flussi un gruppo tecnico ad hoc, molto responsabilizzato.
– E’ indispensabile piombare di sorpresa, tramite un gruppo shock di controllo itinerante che sappia far da conto (e beneficio), sulle situazioni opache che via via si presentano.
– E’ indispensabile utilizzare forme quasi automatiche di bando, come quelle che già sono in uso in altre zone dell’amministrazione.
– E’ indispensabile procedere a valutazioni preordinate di parti degli esborsi trascorsi, per poter ri-orientare progressivamente la spesa corrente e quella per investimenti verso traguardi più efficaci/efficienti.
– Via via che l’apparato tecnico viene messo in azione per via telematica, che i vari uffici cominciano ad essere “messi a norma” ed i dipendenti a “sentire” che sono davvero in un luogo di lavoro, è possibile cominciare ad impostare una nuova politica di diffusione delle responsabilità e quindi di responsabilizzazione progressiva dei dipendenti.
– E via via che si comincia a ri-veder la luce della fine del tunnel, è bene chiamare a raccolta energie esterne, della cultura e della società, che ci aiutino a ridisegnare e rilanciare l’amministrazione per renderla più corrispondente allo scopo: più capace e sobria, in grado di risparmiare e d’investire ammontari crescenti di denaro.
– E’ bene richiamare l’attenzione su tale tragitto ascendente degli italici e degli amici dell’Italia in giro per il mondo che sono molto più numerosi di quanto si creda.
Anche per favorire processi chiave di questo tipo – complessi e faticosi come sono, ma indispensabili – penso giusto varare l’Istituto internazionale Colorni-Hirschman; e discuterlo con tutti quelli che lo desiderano.
Un caro saluto.


 

Pubblichiamo di seguito le risposte alla lettera

 


Da Michele Salvati, 9 dicembre 2014

Caro Luca, bravo! Tutti suggerimenti utili. E soprattutto resistere alla vecchia battuta di Giolitti poi ripresa da Mussolini (cambiare la testa agli italiani non è difficile, è inutile). E non arrendersi all’idea che sarebbe possibile, ma solo in uno stato autoritario (Singapore è passato in quarant’anni da uno degli ultimi ad uno dei primi posti nella classifica di Transparency International). Innanzi tutto perché anche Mussolini ha fallito e perché sono autoritari la gran parte degli stati più corrotti. Ma è sintomatico che nelle galere tedesche i condannati per reati da colletti bianche siano migliaia e poche decine in Italia: anche le democrazie possono reagire. Via così, direbbero i velisti, e tanti auguri e complimenti per le tue campagne.
Michele (Salvati) – Università Statale di Milano


Da Giancarlo Corò, 9 dicembre 2014

Luca, condivido in toto il tuo messaggio. Non bisogna arrendersi, ma reagire con forza per fermare la spirale corruzione-declino. Ti allego un articolo sul tema pubblicato ieri come editoriale nel Giornale di Vicenza. Bisogna creare condizioni che rendono la corruzione politicamente e moralmente più difficile, non solo fermarla con la giustizia penale. Su questo tema è necessario attivare le migliori intelligenze, anche tramite borse di ricerca dell’Istituto Internazionale Colorni-Hirschman. Se lanci un call su tale progetto, sono convinto del successo del crowdfunding.
Un caro saluto,
Giancarlo (Corò) – Università Cà Foscari, Venezia


Giancarlo Corò: Corruzione politica e declino economico

Il declassamento da parte di S&P del debito pubblico italiano è arrivato nel mezzo della bufera giudiziaria sulla corruzione di Roma capitale, certificando che il punto debole del nostro Paese è la qualità delle sue istituzioni. Infatti, nonostante l’Italia possa contare su una ricchezza privata che ha pochi eguali al mondo (4mila miliardi di asset finanziari, senza considerare quelli immobiliari), su un tessuto imprenditoriale e manifatturiero che continua a crescere nei mercati internazionali (500 miliardi di export di beni e servizi), su un patrimonio storico e naturale che molti ci invidiano (siamo i primi al mondo per numero di siti nella World Heritage List Unesco), ebbene, nonostante tutto questo, non riusciamo ad allontanarci dall’orlo del baratro. Il motivo è che la qualità delle istituzioni, cioè dei dispositivi di coordinamento dell’azione collettiva, è un fattore che la globalizzazione ha reso sempre più importante. Da un lato perché la competizione moderna richiede molto più di prima l’accesso a beni e servizi che hanno natura pubblica, come istruzione, salute, sicurezza, giustizia, infrastrutture. Dall’altro perché mentre le risorse economiche come i beni, le informazioni, il capitale umano e finanziario si muovono con crescente fluidità fra un Paese e un altro, le istituzioni rimangono invece “incollate” al territorio e cambiano con molta lentezza. Perciò, quando in un Paese si affermano cattive istituzioni, i soggetti più dinamici possono scegliere di muovere le proprie risorse verso ambienti istituzionali migliori. Per contro, il venir meno delle prospettive di sviluppo fa prevalere gli interessi particolari sul bene comune, peggiorando la qualità delle istituzioni e accentuando il declino. Il dilagare della corruzione in Italia è dunque un campanello d’allarme che vale molto più dei declassamenti di S&P. Ma interrompere la spirale corruzione-declino è possibile, purché la politica assuma tale questione come priorità nazionale, agendo subito su almeno tre piani. Il primo è riaffermare la centralità della questione morale fra i criteri di selezione di chi è chiamato a governare le istituzioni, assumendo come norma la trasparenza dei comportamenti e i controlli sui patrimoni personali di chi fa politica e dirige la pubblica amministrazione. In secondo luogo è necessario separare quanto possibile la gestione industriale dei servizi e delle infrastrutture oggi appannaggio di municipalizzate e concessionarie varie, dove si annidano inefficienze e opacità, dalla regolazione pubblica, cui spetta invece definire gli obiettivi e controllare i risultati nell’interesse dei cittadini. In terzo luogo bisogna fare il possibile per rilanciare lo sviluppo economico e l’occupazione, perché solo ridando fiducia e prospettive ai giovani possiamo contare su quel rinnovamento della classe dirigente che, alla fine, è il miglior antidoto contro la corruzione e il declino.


Da Francesco Giacobbe, 9 dicembre 2014

Caro Luca
Grazie per le interessanti considerazioni.
Francesco Giacobbe –  Dr. Francesco Giacobbe OAM, PhD – Senator of the Italian Repubblic


Da Nicola Acocella , 9 dicembre 2014

se consentite, una piccola aggiunta al volo:
chiamare i cittadini ad un’opera costante, continua di controllo del funzionamento della macchina pubblica e dei comportamenti di rilevanza esterni di noi altri cittadini (e non cittadini): rispetto del decoro e della nettezza urbana, rispetto dei diritti degli altri.
ho spesso l’idea che nelle frasi fatte sulla corruzione (tanto sono tutti uguali) ci sia anche una componente egoistica (non solo o non tanto il ‘che mi importa, in definitiva?’, ma anche il segreto pensiero che se le cose cambiano, anche il piccolo personale privilegio viene messo in discussione).
scusate la fretta.
un saluto e un augurio, … non solo per le feste, a tutti
n. (Nicola Acocella)​ – Università di Roma La Sapienza


Da Alberto Martinelli, 9 dicembre 2014

Caro Luca
Sono d’accordo, credo che la battaglia per la legalità sia oggi una priorità assoluta, tutte le proposte serie (come le tue) per controllare i decisori e gli utilizzatori di denaro pubblico (e anche i loro controlli istituzionali che spesso fanno finta di niente)sono benvenute. Penso sia opportuno collaborare con Libera e le associazioni già esistenti per sviluppare un controllo costante e minuzioso che integri e superi la denuncia giornalistica e l’indignazione momentanea.
Alberto – Alberto Martinelli – President International Social Science Council – Professor Emeritus of Political Science and Sociology
University of Milan, Italy


Da Paolo Palazzi, 9 dicembre 2014

Credo che sia impossibile non essere d’accordo. C’è però un problema che mi sembra venga trascurato e va affrontato. Un “self service” di onestà e correttezza è sempre possibile, auspicabile, ma destinato a un numero di attività qualitativamente e quantitativamente limitato.
Bisogna quindi delegare qualcuno che faccia questo lavoro, delle varie istituzioni la magistratura e la polizia ogni tanto intervengono, ma la loro azione è limitata a quando emergono “cose grosse” o fatti facilmente dimostrabili penalmente e i risultati, viste le leggi pro corruzione, spesso sono fallimentari.
Non ci resta che la politica, i politici, gli eletti, i partiti, insomma proprio quel baraccone infernale che è la causa principale di ciò che non funziona in questo paese. Se non si affronta questo problema rimangono buone intenzioni e parole al vento.
Lontana da me l’idea di avere qualche proposta di soluzione del problema, quello che mi fa un po’ arrabbiare è che se si parla di corruzione, di politica corrotta, di leggi severe ecc. si è sempre tacciati di qualunquismo e/o giustizialismo.
Non va bene, sino a quando avremo persone come Orfini. incaricato di ripulire il PD di Roma dai banditi, giustificare il voto al senato (con giustificazioni risibili e in mala fede) contro l’uso delle intercettazioni da parte dei magistrati per dei noti malfattori e definire manettaro qualunquista chi cerca di spiegargli che è stata una mascalzonata, non abbiamo speranza.
Auguri a chi ha ancora voglia di dibattersi in questa melma
(Paolo Palazzi) – Università di Roma La Sapienza


Da Salvatore Carrubba, 9 dicembre 2014

L’Istituto Hirshmann è un’ottima iniziativa, complimenti.
Per quanto riguarda le tue considerazioni, ti propongo solo due osservazioni, che rappresentano le due facce dello stesso problema, e che nascono dalla mia esperienza.
Alla politica di oggi non servono ” energie esterne, della cultura e della società, che ci aiutino a ridisegnare e rilanciare l’amministrazione per renderla più corrispondente allo scopo: più capace e sobria, in grado di risparmiare e d’investire ammontari crescenti di denaro”, perché i suoi interessi sono esattamente contrari. Se sei capace, onesto e libero sei pericolosissimo e verrai ben presto emarginato. E dunque alla società civile tocca, innanzi tutto, dimostrare di essere diversa dalla politica (e purtroppo non sempre lo è); farsi capace di costruire una diversa classe politica; e artefice di una profonda riforma della macchina pubblica comunale, per ridurre indebiti poteri di intervento che si traducono un saporite tentazioni corruttive (e concussive) . Ma occorre anche l’attenzione alle esigenze dei cittadini: per questo sono scettico sull’appoggio al Sindaco Marino che non fa nulla per alleviare le condizioni dei romani. L’onestà da sola non basta se non è accompagnata da una capacità di trasformare le cose; da sola, soprattutto in un sistema cinico come il nostro, rischia di trasformarsi in molla per rimpiangere il vecchio (credo che il 95% dei romani sarebbe felice se tornasse Andreotti).
Quindi onesti ma fattivi, il che vuol dire che la società civile deve incalzare i sindaci per bene ma inconcludenti, se non vuole preparare il ritorno dei forchettoni.
Grazie dell’attenzione, coi migliori saluti,
Salvatore C. (Carrubba, Iulm)


Da Nadia Urbinati, 10 dicembre 2014

Caro Luca,
mobilitare cervelli e coscienze e’ ottima cosa: chi non puo’ sostenerlo? ma come sappiamo la tensione morale se non sostenuta da un tessuto etico (in senso hegeliano) solido, da leggi e comportamenti pubblici, non puo’ durare molto perche’ richiederebbe una doppia fatica: quella di mobilitarsi e quella di resistere in un ambiente ostile. Le cose devono quindi andare imsieme: mobilitare le coscienze, spazzare via i corrotti non qui e ora ma per sempre (togliere loro i diritti politici come quello di essere candidati o di presentarsi ai concorsi e alle gare di appalto): gli antichi usavano l’atimia o, piu’ blanda ma fatale per i cittadini, l’ostracismo. Noi dobbiamo trovare forme analoghe, adatte a una societa’ di diritto che si avvale del suffragio.
E poi: il Pd con questa politica dissennata che preferisce eleggere chiunque piaccia alla direzione anche a costo di spingere all’astensione migliaia di elettori e’ parte in causa proprio perche’ preferisce il potere a tutti i costi al potere condiviso e sostenuto non solo dal voto di chi va a votare ma anche dall’opinione di tutti o del gran numero.
E poi” il Pd con questa sua politica duramente liberista che lascia dietro piu’ emarginati e poveri, che taglia i patronati, che penalizza in base all’eta’ e al conto in banca.
Questi sono tasselli di una erosione di consenso alla politica e del distacco della coscienza civile dalle questioni politiche perche’ dicono una cosa semplice e pessima: si puo’ govenare anche con una minoranza di cittadini votanti. Se questo e’ vero allora significa che la politica e’ dei pochi. E quindi esposta ancora di piu’ ai pessimi pochi.
Per queste ragioni, mobilitare i cervelli e le coscienze richiede una politica che apprezzi la partecipazione, tutta, non solo di chi assente al volere di un gruppo (o uomo) dirigente. Senza questa base ogni appello alle coscienza risulta retorico. Sul plebiscitarismo dell’audiencenon si eleva la mobolitazione di cervelli e coscienze ma di conformisti che fanno eco.
Un caro saluto
Nadia
Nadia Urbinati – Kyriakos Tsakopoulos Professor of Political Theory – Department of Political Science – Columbia University


Da Maurizio Franzini, 10 dicembre 2014

Caro Luca
pronti a mobilitare coscienze e, per quel che possono, cervelli.
Intanto mi permetto di segnalare, in un numero di giugno del Menabò di Etica e Economia dedicato alla corruzione, i risultati di un sondaggio sul tema con gli studenti della Facoltà di Economia della Sapienza, che ho trovato piuttosto istruttivi: www.eticaeconomia.it/menabo-n-32014-in-questo-numero/
cari saluti
Maurizio Franzini – Professor, Economic Policy – Director, PhD School in Economics – La Sapienza, University of Rome


Da Vincenzo Lorenzini, 10 dicembre 2014

Caro Luca.
Per un verso mi fa piacere questa reazione in gran parte positiva di amici e colleghi che, come me, condividono la tua lettera; per un altro verso, però, mi sto trovando in difficoltà.
Condivido in tutto la tua analisi, ma sono preoccupato per la piega che potrebbe assumere la “discussione”, allorchè vedo sentimenti di sdegnata ribellione… e basta.
Non vorrei che fossero solo parole alle quali non seguiranno fatti concreti.
Certo siamo tutti inermi ed impauriti: ciò che sta accadendo in questi giorni a Roma è drammatico, forse più che quanto è accaduto a Milano e Venezia!
Ti confesso che, a proposito del Comune di Roma e del suo Sindaco Ignazio Marino, mi sono domandato perché nella primavera del 2013 abbia accettato la candidatura; e perché lui, già chirurgo di successo internazionale, poi ottimo senatore della Repubblica (cultore della Valutazione dei servizi sanitari e dell’etica pubblica), abbia mai potuto rispondere alle sirene del “potere” senza un progetto!
Perché abbia accettato di guidare un’istituzione politicamente prestigiosa, ma difficilissima da gestire, facendosi ingannare da personaggi di così basso rango, tanto che ora rischia di rovinarsi la vita.
Mi domando il perché di questo atteggiamento di ingenuità e di faciloneria allo stesso tempo, per me imprevedibile in una persona valida come la conoscevo io.
L’ho visto all’opera nel suo lavoro all’Ospedale ISTMET di Palermo, al tempo in cui organizzava e praticava personalmente interventi di trapianto d’organo; ho seguito il suo lavoro di legislatore impegnato col netto piglio dell’innovatore!
Alla notizia della sua vittoria alle “comunali” del 2013, devo ammettere, mi immaginai che con lui il Comune di Roma avrebbe messo a punto una “macchina amministrativa” davvero efficiente.
Ne parlai con Nicoletta; certamente, pensavo, si sarebbe contornato di “esperti” di sua fiducia cambiando verso all’andazzo precedente ed innovando profondamente l’intera Amministrazione capitolina.
Cosa sia successo concretamente sta emergendo a piccoli passi solo ora: purtroppo le decisioni che deve prendere sono poche e precise.
Ora si sta consigliando con tutti: Il prefetto, il presidente Cantone, il Governo ed i ministri sembra che lo appoggino!
Ma lui non può pensare di risolvere avviando una mera “rotazione degli incarichi” dirigenziali; deve cambiare tutto! Deve semplificare le procedure burocratiche, deve innovare pesantemente la macchina “trapiantando” questa volta “i cervelli” che gli servono. Purtroppo ha perso oltre un anno e mezzo dalla sua elezione a Sindaco (giugno 2013) e si trova in grande difficoltà. Voi potete fare qualcosa?
Detto questo, per me che apprezzo te, la tua Scuola, la tua nuova Fondazione, viene spontaneo domandarmi e domandarti se, come “gruppo culturale”, vedete uno spiraglio.
Roma Capitale, senza entrare nel “vortice” delle questioni giudiziarie di alcuni esponenti che se ne sono già andati, credo abbia bisogno di un “Sistema di misura e valutazione delle performance” che sia davvero efficiente. Mi domando se ci sono le condizioni per avviare un processo di responsabilizzazione pesante e severo, trasparente e partecipato, come quello di cui si sta parlando in questi giorni col Ministero della semplificazione e della Pubblica Amministrazione.
Tra Voi che siete a Roma, ma anche tra gli altri già formati e preparati secondo una disciplina di ricerca caratterizzata da rigore e competenze manageriali di prim’ordine, chi se la sente di fare un passo avanti e proporsi nella sfida?
Altro che la semplice rotazione dei dirigenti!
Buona serata!
Vincenzo Lorenzini – valutatore, esperto di politiche sanitarie


Da Beniamino Piccone, 10 dicembre 2014

Bravo Luca,
Abbiamo assolutamente bisogno di qualcuno che possa liberare le energie di cui l’Italia è dotata.
Ti sosterrò.
Beniamino
Beniamino Andrea Piccone – Private Banker, Nextam Partners sgr SpA


Da Rosanna Gatta, 10 dicembre 2014

Concordo al 100%!
Tanto lavoro da fare, ma la determinazione per cambiare l’Italia non manca!
Cordiali saluti,
rosanna (Gatta – già Consolato Us, Napoli)


Da Mimmo Marino, 10 dicembre 2014

Caro Luca, le tue riflessioni sono molto interessanti ed intriganti. Aggiungo una considerazione. Il problema della corruzione non si risolve semplicemente aumentando le pene, se nel contempo non si crea un meccanismo educativo che generi una disapprovazione sociale dei comportamenti corrutivi. La mia impressione e’ che la corruzione, tutto sommato, sia accettata quasi come un male necessario da una larga parte della popolazione italiana. Per rendere efficace la lotta alla corruzione occorre, a mio avviso, introdurre meccanismi sociali di messa al bando di corruttori e corrotti. Usando il gergo medico creare gli anticorpi per vincere la malattia.
Chiudo salutando tutti e ringraziandoti di questa occasione di dibattito che ci hai dato.
Mimmo Marino – Università di Reggio Calabria


Da Fiorello Cortiana, 10 dicembre 2014

Ottime indicazioni e ottima proposta Luca.
Metterò in condivisione, appena sarà pubblico, il contributo propositivo della commissione di indagine consiliare, che presiedo a Buccinasco, con le indicazioni regolamentari e procedurali per evitare/ridurre le criticità evidenziate dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta istituita a seguito delle sentenze Cerberus e Parco Sud. Si tratta della gestione del movimento terra e dei rifiuti tossici da parte della ‘ndrangheta in relazione alle amministrazioni locali del sud-ovest milanese.
ciao
Fiorello Cortiana – già Sen. Verdi – Milano


Da Felice Ruggiero, 10 dicembre 2014

Caro prof. Meldolesi (o Luca, come mi hai invitato a dire più volte, l’ultima delle quali questa estate sul volo Roma-Boston), apprezzo la tua lettera. Per l’opportunistico tempismo e lo spirito ottimistico (forse un pò forzato!?!) che in essa aleggia; ma, soprattutto, per l’analisi che contiene.
Recentemente mi è capitato di partecipare, in qualità di dirigente del Pd campano, a un convegno dal titolo Il Pd, che strano partito!.
Non ritengo, e l’ho detto anche in quella sede, che un partito che si sforza di incamminarsi concretamente verso il cambiamento sia strano, piuttosto lo definirei diverso. E tale diversità l’ha manifestata sin dalle origini, quando ha introdotto le primarie, una novità assoluta nello scenario politico italiano ed europeo. Le primarie rappresentano, a mio avviso, una generosa rinuncia di sovranità da parte del partito a favore della partecipazione dei cittadini nelle scelte più importanti che riguardano la vita dello stesso partito e la vita delle istituzioni, a ogni livello, del nostro paese.
E’ un primo passo verso un sistema politico più aperto alla volontà del cittadino, ma anche un segnale di una trasformazione culturale di cui il ns Paese ha bisogno.
Sono convinto, per ricollegarmi alla tua lettera, che la politica deve indirizzare (cioè individuare gli scopi) piuttosto che gestire.
I sistemi di controllo nella gestione e nella spesa di danaro pubblico sono indispensabili, come indispensabile è la selezione del “personale politico” sulla base di criteri di “affidabilità morale” (codici etici), ma indispensabile e urgente per la riabilitazione degli italiani agli occhi del mondo è una ricostruzione della moralità del ns Paese.
Sono sempre più convinto (e lo dico da titolare di una piccola azienda metalmeccanica) che un sistema socio-economico può essere efficiente e, quindi, meglio rispondente ai bisogni di tutti, soltanto se esso fa riferimento a una società veramente civile.
Grazie per la opportunità che mi offri di interloquire.
Ti saluto con affetto
Felice Ruggiero