Eugenio Colorni: la politica teorico-pratica come “fil rouge”

Eugenio Colorni: la politica teorico-pratica come “fil rouge”

Nell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene, il 28 maggio 2021 si è tenuta la commemorazione di Eugenio Colorni nel luogo dove venne ferito a morte, sotto la targa a lui dedicata.
Luca Meldolesi ha partecipato al webinar di commemorazione con il seguente intervento.

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Eugenio Colorni: la politica teorico-pratica come “fil rouge”

Intervento del 28 maggio 2021
Ringrazio per l’opportunità di mettervi rapidamente al corrente di un’iniziativa colorniana degli ultimi anni che spero potrà fiorire in futuro, insieme (naturalmente) a molte altre.
Mi sono interessato all’opera di Eugenio Colorni tramite Albert Hirschman che, insieme a Nicoletta Stame conobbi nella primavera del 1983; e di cui fui ospite per più anni di fila presso l’Institute for Advanced Study voluto da Einstein a Princeton NJ.
Si può dire, con un pizzico di auto-ironia, che inizialmente il mio interesse per Colorni abbia avuto un’impronta “transitiva” – nel senso che il maestro del mio maestro è diventato rapidamente anche un mio maestro. E’ vero inoltre che Albert Hirschman considerava Eugenio Colorni come sempre presente. Anch’io presi ben presto quella abitudine, aprendo così, quasi senza accorgermene, un’interlocuzione quotidiana con Eugenio (ed una prospettiva forse inedita agli studi colorniani).
Infatti, pur nella considerazione e nel rispetto più assoluti dei contributi che andavo leggendo sull’opera di Colorni, mi sembrò fin dagli anni Ottanta del secolo scorso che l’esasperata divisione intellettuale del lavoro (in evidente contrasto con il noto “trespassing” dei due cognati-amici), la mancanza di appropriate traduzioni in lingua inglese e la scarsa messa in pratica degli insegnamenti di Eugenio “non avessero fatto ancora giustizia” a questo straordinario personaggio – protagonista di primissimo piano della scena culturale e politica del Novecento. Iniziai così, già negli anni Novanta una cauta sperimentazione con i miei allievi per superare gradualmente tali limiti.
Infine, incoraggiato dall’interessante ripesa degli studi colorniani che si è verificata in occasione del centenario della nascita di Colorni, ho pensato che fosse giunto il momento per perseguire approfonditamente l’ipotesi interpretativa sulla vita e l’opera di Eugenio che si era andata formando gradualmente nella mia mente.
Anche da qui sono scaturiti, infatti, “A Colorni-Hirschman International Institute” (un piccolo istituto finanziato privatamente, personalmente, dal nostro giro) e la piccola collana di testi di Eugenio che è ormai in corso di avanzata realizzazione presso gli editori Rubbettino di Soveria Mannelli e Bordighera Press di New York, e che intenderei presentarvi brevemente.
Il primo libro (2016) di questa serie – Microfondamenta. Passi scelti dell’epistolario – allude, innanzitutto, ad un noto passo di Albert Hirschman sull’attività politico-culturale di Colorni e dei suoi amici a Trieste (nel 1937-38). Essa era sorretta da un’ammirevole coesistenza “di un impegno nella vita pubblica con una grande apertura intellettuale”, che Albert ha chiamato “l’ideale microfondamento di una società saldamente democratica” – un’affermazione, come si vede, assai impegnativa.
Questo libricino contiene numerosi passi scientifici inediti delle lettere dal carcere e dal confino scritti da Eugenio per la moglie Ursula, ricavati dall’epistolario in quattro volumi battuto a macchina personalmente da Eva Hirschmann Monteforte (la sorella di Ursula e di Albert recentemente scomparsa a cui va il mio grato ricordo). Sono lettere che ho scelto in piena armonia con quest’ultima. Sono estratti che, in primo momento, posson’esser utilizzati a scopo introduttivo – per familiarizzarsi con la vastità e la perspicacia degli interessi teorico-pratici di Colorni.
La scoperta del possibile, Scritti politici (il secondo volume di questa collanina pubblicato nel 2017) riecheggia nel titolo un mio testo “del bel tempo che fu” – Alla scoperta del possibile. Il mondo sorprendente di Albert Hirschman. Perché mostra come il possibilismo – questa fondamentale categoria della scienza politica contemporanea sviluppata da Hirschman – abbia origine, in realtà, in un gruppo di straordinari articoli politici che Eugenio Colorni scrisse a partire dalla metà degli anni Trenta del secolo scorso.
Peraltro, finora non era ancora esistito un volume dei testi politici di Colorni – per quanto esso fosse stato a lungo vagheggiato da Leo Solari. E debbo aggiungere che è stato proprio l’incontro con Leo e con Giuliano Vassalli nel 2004 (e poi lo studio dei loro testi) che mi ha convinto definitivamente della grandezza politica (oltre che filosofica), teorica e pratica, di Eugenio; e della necessità di rincorrere tale questione chiave, per quanto mi è stato possibile, in ogni aspetto della sua esperienza (quelli di estetica e di epistemologia inclusi – naturalmente).
Il terzo volume (2018) – I dialoghi di Ventotene di Eugenio Colorni e Altiero Spinelli – ha usufruito di un lavoro meritorio dell’équipe del qui presente Prof. Gui che aveva già iniziato la ricostruzione di numerosi scritti da Spinelli – un lavoro che, insieme a Nicoletta Stame, ho controllato e completato, per quanto riguarda i dialoghi, sugli originali conservati presso l’Istituto Europeo di Firenze. In tal modo, ho potuto progettare un testo che ricostruisse gli scritti “socratici” dell’ampio dibattito culturale tra Colorni e Spinelli (al posto della sola campana dei “Dialoghi di Commodo” fino ad oggi disponibile). Ha preso forma così un volume robusto (completato da alcuni “reperti” inediti di Colorni rinvenuti da Geri Cerchiai e da me presso l’Istituto di fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma).
Per rendersi conto dell’importanza di questi Dialoghi, basta ricordare che essi si ponevano, in un certo senso, “a monte” del Manifesto di Ventotene (e nello stesso tempo si svolgevano in parallelo alle diverse fasi della sua scrittura); che ebbero un effetto rigenerante, tonificante per Altiero (come questi, com’è noto, ha sostenuto); ma ebbero anche, senza dubbio, un esito stimolante su Eugenio – fino a suggerirgli la scrittura di alcune tra le pagine più acute e perspicaci della sua intera produzione intellettuale; fino a rappresentare effettivamente un lascito duraturo di “quelle conversazioni che hanno forse costituito la più pura gioia della mia vita”- come scrisse lo stesso Colorni nelle sue “ultime volontà”, poco prima di affrontare a Roma la vita clandestina della ribellione antifascista.
Il quarto volume (2018) – L’ultimo anno: 1943-44. Genesi di una prospettiva – ha lo scopo di far parlare i fatti. Intende ricostruire passo passo l’attività di Colorni nella sua lotta romana – di costruzione del movimento federalista, e poi di piena militanza socialista – perché ritiene (alla maniera di Albert Hirschman) che, anche a tanta distanza di tempo, la lezione che Eugenio ci ha impartito la si può cogliere solo nei particolari dell’evoluzione drammatica della vita collettiva a cui egli partecipò con rara intensità.
Accade così che nel contesto di un tempo pur brevemente rievocato (anche tramite la pubblicazione dell’intero n. 2 di Unità Europea diretto da Colorni e di alcuni estratti della stampa socialista clandestina a cui collaborava Eugenio), i diversi tasselli intellettuali e pratici della sua vita vissuta trovino via via la loro appropriata, straordinaria, intrigante collocazione.
E’ qui infatti che è possibile percepire la prospettiva (e la logica) della federalizzazione europea e mondiale di Eugenio – in alternativa ad ogni rapporto (nuovo o ereditato) di dominio/subordinazione; per la costruzione, invece, di magneti d’innovazione, d’incivilimento progressivo, di giustizia sociale (ed oggi dobbiamo aggiungere di salute, ambiente, genere, colore ecc.) in società libere e democratiche ad economia di mercato che dobbiamo continuamente perseguire in ogni angolo del pianeta.
Ciò ha consentito, infine, un’attenta rilettura dei noti testi autobiografici e filosofici di Colorni che ha usufruito della preziosa consulenza di Mario Quaranta (recentemente scomparso, a cui va il mio pensiero riconoscente) e che ha condotto ad un quinto volume (2020) – “La malattia filosofica” ed altri saggi.
Non solo: strada facendo, ha portato anche a programmare un sesto volume – Arte e politica – imperniato sugli scritti giovanili di Colorni, soprattutto sull’estetica (parte dei quali sono stati ritrovati da Quaranta); ed, infine, un settimo, dedicato a Leibniz, previsto per l’anno venturo.
Conclusione: spero che l’impegno profuso in questa lunga carrellata sulla vita e l’opera di Eugenio Colorni (via via discussa in inglese, anche in un recente webinar tra Roma e New York) sia riuscito, se non altro, a mettere in discussione i limiti interpretativi che avevo inizialmente rilevato, fino a suggerire un loro effettivo superamento – come viatico (è questa la mia speranza) di una vera ricostruzione del pensiero democratico-socialista: nella teoria e nella pratica.
Effettivamente, l’esperienza mia e dei miei collaboratori si è mossa in tale direzione – tanto che (nelle tre Conferenze sull’eredità intellettuale di Albert Hirschman che abbiamo organizzato prima della pandemia, a Boston nel 2017, a Washington nel 2018, ed a Berlino nel 2019), è stata l’applicazione concreta delle idee di Eugenio e di Albert, che abbiamo sperimentato negli anni e che è stata presentata in quelle conferenze con dovizia di particolari, quella che ha riscosso il maggior successo – di pubblico e di critica…
PS. I libri di Colorni qui presentati sono disponibili su richiesta a www.colornihirschman.org

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Presentazione libri di Colorni in inglese
Presentazione libri di Colorni in italiano