Incontri alla Bocconi. 9 luglio 2013. Sviluppo locale e imprese

Incontri alla Bocconi. 9 luglio 2013. Sviluppo locale e imprese

di Tommaso Di Nardo
L’Università mi ha insegnato il mestiere dell’economista, soprattutto il lungo e laborioso lavoro di tesi di laurea in politica economica e finanziaria con il prof. Luca Meldolesi, per certi aspetti equivalente a un dottorato di ricerca. Ho iniziato a lavorare come economista (precario) all’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti presso il Consiglio Nazionale a Roma ma non ho mai smesso di occuparmi del mio territorio. In  una prima esperienza al Comune di Villaricca, il mio comune di residenza, sono passato da staffista del Sindaco ad assessore alle attività produttive per poi finire consigliere comunale, occupandomi  prevalentemente di sviluppo territoriale. Così  mi sono dedicato ai programmi comunitari e, in particolare, ai piani integrati territoriali (PIT) di Agenda 2000, presso la direzione politiche comunitarie della provincia di Napoli, per poi trovarmi ad essere tra i principali attuatori dei progetti di sviluppo dell’Agenzia locale di sviluppo dell’area giuglianese istituita nella zona a nord di Napoli dalla Provincia (grazie all’impegno profuso direttamente dal Sindaco del Comune di Villaricca e consigliere provinciale).
Questa esperienza ha coperto il periodo che va dal 1998 al 2011, periodo di massimo splendore delle politiche di sviluppo locale che, soprattutto con Agenda 2000, hanno contrassegnato la programmazione e lo sviluppo territoriale di un quindicennio. In questo periodo, mi sono occupato direttamente di un Piano di Recupero Urbano (PRU), di un PIT  e di un  Accordo di Reciprocità (AdR). L’idea di fondo era basata sul fare rete delle amministrazioni locali per creare opportunità sul territorio attraendo risorse e capacità.
Sulla base dell’esperienza universitaria, degli studi di economia e delle lezioni apprese durante le ricerche per la tesi di laurea e delle attività svolte nel primo periodo di studi post-laurea intorno alle cattedre di politica economica e di economia dello sviluppo, in particolare la grande campagna per l’emersione, avevo posto al centro dell’attenzione il tema dell’imprenditorialità e mi confrontavo passo passo con il territorio e con le istituzioni. Avevo impostato l’attenzione programmatica delle politiche di sviluppo territoriale verso i bisogni delle imprese, in termini di logistica, di aree produttive e trasporti, di finanza, di formazione, ma avevo riscontrato enorme diffidenza, sia sul versante imprenditoriale sia su quello istituzionale. Avevo notato che i due mondi, quello dell’impresa e quello della politica, si relazionavano esclusivamente sul terreno meramente politico dello scambio di favori immediato, senza alcuna programmazione di medio-lungo periodo e senza alcuna attenzione per i processi di consolidamento e creazione di impresa. In generale, la cultura del fare impresa era del tutto assente e gli imprenditori erano prevalentemente artigiani o commercianti.
Nel 2010, la regione Campania chiude definitivamente la stagione dello sviluppo locale mettendo nel cassetto gli Accordi di Reciprocità, ultimo strumento di programmazione integrata territoriale, e limitando al massimo le attività di finanziamento a favore delle imprese per lo sviluppo. È la fine di un’epoca. Le agenzie di sviluppo locale tra il 2010 e il 2012 subiranno un tracollo.
Abbandonata l’agenzia locale di sviluppo dell’area giuglianese mi sono ritrovato a dover ricostruire, prima ancora che l’approccio territoriale, il mio profilo personale e professionale. Così, grazie al lavoro (precario) di economista presso l’Istituto di ricerca dei dottori commercialisti, e grazie al prof. Luca Meldolesi, sono riuscito a colmare una vecchia lacuna formativa e ho frequentato una Summer School di impresa negli US, partecipando all’edizione 2011 del Global Village for Future leaders (Iacocca Institute).
Pian piano sono riuscito a ricalibrare anche l’approccio allo sviluppo territoriale. È iniziata un’attività di assistenza diretta alle piccole imprese della zona mediante la costituzione di un’associazione professionale e un piano di azione basato su un programma e un progetto di formazione per il rafforzamento delle capacità imprenditoriali locali. Da qui sono nate le piccole scuole di impresa che mese dopo mese stanno canalizzando la nuova aspettativa di molti giovani (e non) della zona che si interrogano sulla possibilità di avviare un proprio progetto imprenditoriale.
Successivamente, dal lavoro di costruzione di una rete territoriale di imprenditori e professionisti, grazie anche alla diffusione dei temi dell’innovazione e delle start up diventati pressanti tra il 2012 e il 2013, è nata e si è sviluppata l’idea di realizzare un incubatore e un acceleratore d’impresa totalmente privato, basato un progetto di crowdfunding, cioè attraverso la raccolta di un piccolo capitale privato da circa 70 soci e l’avvio di un progetto di start up nato ufficialmente a luglio 2012 e denominato HUB Spa.
Tutto questo è avvenuto e avviene nella zona a nord di Napoli conosciuta oggi come Terra dei Fuochi e qualche decennio fa come Terra di Lavoro, un tempo la mitica Campania Felix di Plinio il Vecchio. Probabilmente, oggi, una delle zone più difficili del paese per l’elevata concentrazione di criminalità organizzata, inquinamento ambientale e sociale. Basta considerare che la stragrande maggioranza delle aziende commerciali, della ristorazione, dell’intrattenimento, dell’edilizia sono controllate, direttamente o indirettamente, dalla criminalità organizzata.
Eppure, per l’esperienza diretta vissuta in loco, vi sono abbondanti risorse, soprattutto giovanili, di grande valore che spesso tentano di emergere e che mostrano evidenti e interessanti segnali di intraprendenza. Lo dimostra anche una recente ricerca svolta sul campo insieme a un gruppo di ricercatori che nel tentativo di rintracciare i “meccanismi di cambiamento” in atto o in potenza nelle zone considerate ha posto l’accento, tra gli altri, sul tema dell’imprenditorialità come chiave di riscatto e riemersione della passione produttiva e civilizzatrice dell’area. Lo si evince direttamente dal gruppo di imprenditori intervistati nella ricerca, che nonostante gli ostacoli e gli impedimenti tipici di una zona così difficile sul piano ambientale, sociale ed economico, con le loro imprese di successo in ambiti altrettanto tipici come l’agricoltura, il turismo e la meccatronica, ne hanno dato piena dimostrazione.