Colorni e Hirschman

Eugenio Colorni (1909-1944) nacque a Milano da famiglia ebrea benestante di tradizione risorgimentale. Filosofo, allievo di G.A. Borgese (Estetica) e di P. Martinetti (Metafisica), si laureò con quest’ultimo nel 1930 con una tesi sull’individualismo leibniziano. Per proseguire i suoi studi, dimorò a Berlino ed a Marburg, come lettore di italiano. Incontrò allora, per la prima volta, Ursula ed Albert Hirschmann. Si specializzò a Milano nel 1933 con una tesi sulla filosofia giovanile di Leibnitz; e divenne professore di filosofia nei licei. Si trasferì a Trieste dove entrò a far parte del “Centro interno socialista” di cui sarà poi responsabile. Fu arrestato nel 1938; e dopo un periodo di detenzione a Varese, venne condannato a cinque anni di confino a Ventotene. Insieme alla moglie Ursula, partecipò alla elaborazione del Manifesto di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi per gli Stati Uniti di Europa, di cui scrisse in seguito un’introduzione. Evaso dal confino di Melfi dove era stato trasferito con la famiglia, Colorni si recò a Roma dove si impegnò nella Resistenza. Cadde nel maggio del 1944 alla vigilia della liberazione della capitale.
 
Otto Albert Hirschmann (1915-2012) nacque a Berlino da una famiglia agiata, ebrea convertita. Studiò al Franzosisches Gymnasium e si iscrisse poi alla Facoltà di economia della Humboldt Unversitat; ma dovette ben presto emigrare. Proseguì i suoi studi all’Ecole des Haute Etudes Commerciales di Parigi, alla London School of Economics di Londra ed infine all’Università di Trieste, dove collaborò intimamente con suo cognato Eugenio Colorni e si laureò in economia nel 1938. Impegnato in numerose attività antinaziste ed antifasciste in Francia, in Spagna ed in Italia, riparò oltralpe dopo l’emanazione delle leggi razziali e l’arresto di Eugenio. Si arruolò nell’esercito francese e poi, insieme a Varian Fry, si prodigò nel salvataggio di migliaia di intellettuali europei, aiutandoli ad espatriare negli Stati Uniti. Cambiò il suo nome in Albert O. Hirschman, si arruolò nelle forze armate americane e tornò in Italia con gli Alleati. Nel dopoguerra, come economista della Federal Reserve, collaborò al Piano Marshall con responsabilità di ricerca sulle economie italiana e francese e su alcuni schemi di pagamento inter-europei. Nel 1952, si trasferì con la famiglia in Colombia, inaugurando così un interesse semi-esclusivo per il problemi delle economie meno sviluppate che coprirà quasi tre lustri della sua attività. Docente di economia dello sviluppo e di economia internazionale della Columbia University e poi della Harvard University, nel 1974 si trasferì all’Institute for Advanced Study di Princton (NJ), come professore di scienza sociale, dove collaborò con Clifford Geertz ed altri studiosi per la costruzione di una nuova scienza sociale interpretativa.
L’incontro con Eugenio Colorni, in particolare a Trieste tra il 1937 e il 1938, rappresenterà per Hirschman una lezione straordinaria che segnerà in maniera indelebile lo sviluppo del suo pensiero economico e sociale.
 

Eugenio Colorni, la Resistenza e i giovani: una lezione per oggi – di Adriano Scaletta

 

Ciro Coppa. La ricerca socio-economica come scoperta: Albert Hirschman e Eugenio Colorni, a cura di Mita Marra

 

I nostri maestri – Bibliografia dei libri in italiano

 

Albert  Hirschman  per i valutatori (sezione monografica «Rassegna Italiana di Valutazione» n. 62/2015). Scritti di Nicoletta Stame, Mita Marra, Valeria Aniello.

 

Il partigiano Colorni

 

Il 13-14 dicembre 2013, a Napoli, a un anno dalla scomparsa di Albert Hirschman, si è tenuto il primo ciclo di Incontri su A. O. Hirschman: Riforme interiori e passioni per il cambiamento dal mezzogiorno d’Italia. 

Programma-13-14-dicembre, Incontri su A. O. Hirschman, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
 

Testimonianze, riflessioni e proposte di Luca Meldolesi

Incontri con A. O. Hirschman – di Luca Meldolesi
Tutto cominciò negli ultimi anni Ottanta del secolo scorso – di Luca Meldolesi
L’ultimo Hirschman e l’Europa – di Luca Meldolesi
A. O. Hirschman e il futuro della nostra democrazia – di Luca Meldolesi